Buongiorno cari lettori! Come è andata la vostra bookish-week? Quali letture vi hanno fatto compagnia?
Spero che il vostro weekend possa essere ricco di personaggi fantastici e che possiate rilassarvi tra le pagine di un buon libro. Oggi vi presento Cuore di Tufo, di Giuseppe Chiodi, che ringrazio infinitamente per la collaborazione, e per la dedica che riporta la copia da lui fornitami!
Cuore di Tufo
di Giuseppe Chiodi
Pagine: 113
Prezzo: € 12,90
Editore: Dark Zone Edizioni
Genere: Narrativa Fantasy
Ossessione, superstizione e magia nera. È il vortice in cui sprofonda Pietro Cimmino, il proprietario di un negozio di antiquariato, nel tentativo di riprendersi sua moglie. La separazione l'ha fatto impazzire; l'incontro con Dafne, studentessa beneventana, gli riaccende la fiducia in sé stesso. Ma quella misteriosa ragazza scatena la gelosia della Bella 'Mbriana, a cui l'uomo è devoto. E quando la piccola Sonia, figlia di Pietro, viene coinvolta dalle forze oscure scoperchiate dal padre, egli varca la linea che separa la realtà dall'immaginazione, la città dal sottosuolo, per salvare lei e sé stesso. Una fiaba dark fatta di riscatto e identità. C'è solo un avvertimento di cui tener conto: non fidatevi del monacello.
Napoli, sorella per molti aspetti della Palermo in cui vivo, è una delle città più folkloristiche e legate alle tradizioni, e ho trovato molto originale, oltre che patriottico, risaltare una delle peculiarità della propria città.
Pietro Cimmino, protagonista della vicenda, napoletano fino al midollo, possiede un noto negozio di antiquariato tramandatogli dai suoi avi, così come la casa in cui vive.
Dopo essere stato lasciato dalla moglie Mariangela, ha focalizzato tutte le sue attenzioni nei confronti dell'occulto e le sue origini. Sicuramente il suo attaccamento morboso al folklore napoletano ha accompagnato il desiderio di soddisfare la sua curiosità in merito.
Infatti, nella vicenda, giocano un ruolo importante non solo la figlia Sonia, per la quale Pietro nutre un immenso affetto, ma anche le figure della tradizione napoletana quali la 'Mbriana e il Monacello, che Pietro rispetta quasi timorosamente.
Il protagonista prende il lettore per mano e lo conduce nei meandri del cuore di Napoli, un città fortemente attenta e legata alle tradizioni. Il folklore di Napoli, infatti, colora di mistero l'intera storia.
Pietro è un personaggio molto complesso, quasi nevrotico per certi versi. Mi ha ricordato l'inettitudine di Zeno Cosini, il protagonista de "La Coscienza di Zeno" scritto da Italo Svevo. E' un personaggio molto sfortunato e per questo desideroso di stravolgere la propria esistenza, cambiandola in meglio. Ragion per cui Pietro non fa altro che venerare le figure del folklore napoletano, nella speranza che esse possano aiutarlo a raggiungere questo obiettivo che ormai lo ha reso cieco di fronte a tutte le restanti e molteplici opportunità della vita.
Non nascondo che la narrazione, per quanto ben scritta, sia molto complessa nel contenuto. Comprendere quello che effettivamente succede non è affatto semplice, e io non sono neppure sicura di averlo capito. Infatti, dopo la lettura, ho atteso diversi giorni, forse settimane, inerme di fronte alla pagina bianca, prima di riuscire a buttare giù qualche parola per parlarvi di questo libro.
La trama complessa non aiuta il lettore a entrare nella vicenda e ad apprezzarne davvero la bellezza, ma sicuramente è un testo originale e fuori dal comune. Ci sono romanzi oggettivamente ben scritti e coinvolgenti, ma altri, come questo, il cui giudizio è del tutto soggettivo, nonostante l'evidenze potenzialità tecnica.
I dialoghi in dialetto napoletano mi sono piaciuti tantissimo. Trovo che fosse assolutamente necessario aggiungere una componente autoctona anche nel linguaggio per marcare l'aspetto folkloristico della narrazione. Mi sono risultati molto comprensibili, ma probabilmente perchè il dialetto siciliano e quello napoletano si somigliano molto, (la provenienza meridionale, quindi, mi ha sicuramente facilitata). Ritengo, però, che delle note esplicative potrebbero essere ben accette da chi non conosce i dialetti del sud, così da rendere il testo accessibile a un pubblico più ampio.
Da buon Urban Fantasy il libro non poteva non essere caratterizzato da toni grotteschi e lugubri. L'atmosfera è molto confusa e sfocata. Realtà e finzione si mescolano continuamente senza lasciare traccia di un netto confine. E' un racconto che trasmette un'atmosfera onirica, in cui il lettore si perde.
Cuore di Tufo è un libro che dall'esterno si sposta verso l'interno, dalle strade napoletane verso le radici di una famiglia e di una tradizione molto articolata. La superstizione di Pietro, fonte di male e di salvezza, fa da collante tra tutti i fenomeni e le vicissitudini del testo, ma la sua è una superstizione così studiata e profonda che non risulta mai banale o superficiale.
Giuseppe Chiodi ha realizzato un testo unico nel suo genere. Un testo difficile nella lettura e nella comprensione. Ha giocato molto bene le sue carte, confondendo il lettore ogni volta che avrebbe potuto intuire come sciogliere la matassa, concludendo poi con un epilogo inaspettato.
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